Perché disconnettersi fa stare meglio?

La dipendenza da smartphone è all’origine di automatismi che mettono a repentaglio la salute mentale. La scienza sta cercando di capirne i meccanismi profondi.

Il Green Bank Telescope è il più grande radiotelescopio orientabile del mondo. Perché il suo funzionamento non venga disturbato, con conseguenze sui risultati, nel piccolo paese che lo ospita nella West Virginia è stata imposta una National Radio Quiet Zone, in cui l’accesso al wi-fi ad alta velocità e la telefonia mobile sono banditi. Chi abita qui è come se vivesse in una zona sospesa nel tempo e nello spazio. Il territorio è costellato di cabine telefoniche e fienili, si vedono persone che si aggirano in macchina e a piedi con le mappe stradali di carta e i ragazzi si dedicano ad attività che sembravano dimenticate. C’è chi racconta che ama arrampicarsi sugli alberi più che guardare un video su YouTube, chi pianifica le uscite con gli amici con il telefono fisso, chi la sera cucina con la mamma consultando un vecchio librone per le ricette. Di dipendenza da telefonino neanche l’ombra.
La cosa fa effetto, tanto più se si pensa che sono ormai innumerevoli gli studi che parlano di dipendenza digitale e di quanto sia necessario il digital detox. Uno di questi, pubblicato nel 2019 sulla rivista JAMA Psychiatry, ha raccontato come i ragazzi che passano più di 3 ore sui social media soffrano di problemi di salute mentale attribuibili a una doppia natura: quella interna, legata a depressione e ansia, e quella esterna, che si manifesta con comportamenti rabbiosi e aggressivi.
Oggi i dispositivi mobili consentono di accedere ai propri profili social, tenersi in contatto con amici e conoscenti, intrattenersi con video, rispondere a una mail o a un messaggio da ovunque, in qualsiasi momento. L’unico elemento necessario è una connessione wi-fi. L’idea che sia possibile farlo non significa che bisognerebbe farlo davvero. La dipendenza digitale e da cellulare può nascere da queste abitudini che si trasformano in automatismi. La disconnessione serve a interromperli e ha dei benefici. Primi fra tutti la riappropriazione del proprio tempo e il ripristino della concentrazione, che permette al cervello di riportarsi in una dimensione congeniale alla sua natura. Ma non solo.
Al digital detox è collegato anche il benessere mentale più generale. Uno studio pubblicato nel 2021 sul National Journal of Medicine (Characteristics of social media ‘detoxification’ in university students) ha rilevato i benefici della disintossicazione dai social media su un campione di studenti universitari. La maggior parte di loro, in un tempo variabile dall’uno ai sette giorni, ha riportato cambiamenti positivi nell’umore, ha incrementato la produttività, ha migliorato la qualità del sonno e ha ridotto l’ansia.
Ecco alcune abitudini da smartphone da mettere in pausa per stare meglio.

1. La disconnessione? Una soluzione al phubbing

Phubbing è il termine con cui si definisce l’abitudine a guardare lo smartphone e interagire con lui quando si è in compagnia di altre persone. In un piccolo studio pubblicato su Science Direct del 2019 (Smartphones reduce smiles between strangers) i ricercatori hanno dimostrato come gli smartphone alterino il tessuto delle interazioni sociali. Un gruppo di sconosciuti è stato messo in una sala d’attesa, alcuni avevano uno smartphone, altri no. Quelli con il telefono avevano meno probabilità di sorridere a qualcuno, rispetto a quelli senza telefono che tentavano di connettersi agli altri in assenza di altri elementi di distrazione.

Soluzione: In questi casi è utile prendere le distanze fisiche dal proprio dispositivo mobile. Si può lasciare in borsa, lasciando attivata solo la suoneria per le telefonate, o si possono disattivare le notifiche, per non essere tentati di aprire le app.

2. Il digital detox? Un modo per ridurre l’accumulo di ansia per sovrastimolazione da input

Durante la pandemia lo smart working ha rivelato il suo lato oscuro. Le persone facevano fatica a disconnettersi, tanto più se continuavano a ricevere messaggi o e-mail. La sovrastimolazione da input genera ansia di produttività e rischia di condurre sulla strada del burnout, la sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo. Questa abitudine, legata al lavoro a distanza, ha lasciato strascichi al rientro in ufficio. Le persone hanno avuto sempre più difficoltà a creare una cesura tra tempo lavorativo e tempo personale perché i confini sono stati resi labili dalla facilità di connessione.

Soluzione: Da una parte, soprattutto all’estero, si sta lavorando a livello istituzionale per regolamentare il diritto alla disconnessione, dall’altra è possibile imporsi limiti personali. È importante darsi degli intervalli massimi e crearsi alternative stimolanti a orari fissi: dedicarsi a uno sport, a un hobby, programmare una serata tra amici.

3. Più mondo reale e meno digitale? La strada per limitare la FOMO e la ricerca dell’approvazione altrui

Nel 2021 è stata pubblicata una revisione di una ricerca. Lo studio è intitolato Social Media Use and Its Connection to Mental Health: A Systematic Review e racconta come i social, che restituiscono la vita filtrata degli influencer o altre persone, possano ingenerare sentimenti di invidia e frustrazione con un impatto negativo sulla salute mentale. La sensazione generalizzata è che gli altri riescano a vivere vite migliori e più interessanti. Mettere in pausa i social limita l’azione di questo confronto persistente e permette di riconnettersi al mondo reale per dedicarsi ai propri interessi in modo autonomo e non influenzato dalle aspettative altrui. 

Soluzione: Quando si usano i social è importante darsi un obiettivo e un tempo massimo. È fondamentale avere presente lo scopo delle proprie interazioni: scoprire qualcosa di nuovo, avere nuove idee, tenersi in contatto con qualcuno che si ritiene stimolante. Per i tempi massimi di connessione, uno studio pubblicato sul Journal of Social and Clinical Psychology nel 2018 (No More FOMO: Limiting Social Media Decreases Loneliness and Depression) ha scoperto che limitarsi a 30 minuti al giorno aiuta il benessere generale.

Redazione Nutrivel