Kefir, un alleato del sistema immunitario

Il kefir sarà anche un prodotto antico, un latte fermentato la cui origine remota risiede nel Caucaso, ma moderne e lusinghiere sono le prerogative che la ricerca medico-scientifica gli attribuisce.

Ricchissimo di batteri probiotici, che possono ripopolare il microbiota intestinale, è considerato un alleato del nostro sistema immunitario, secondo gli studi più recenti.

Ricchissimo di probiotici

Il kefir, un alimento liquido, dalla consistenza cremosa, ha un gusto lievemente acido e appena frizzantino. Nasce grazie al matrimonio del latte a temperatura ambiente con un mix di lieviti e di lattobacilli vivi, i quali danno il via al processo di fermentazione naturale degradando il lattosio, cioè lo zucchero del latte.
Si contano almeno 10 milioni di cellule microbiche per ogni millilitro della bevanda: in buona parte raggiungono l’intestino a fine digestione, resistendo all’acidità gastrica e alla bile. E i lattobacilli sono definiti probiotici, perché risultano benefici per la composizione del nostro microbiota e per l’organismo in generale.

Le proprietà antinfiammatorie del kefir

In una ricerca pubblicata sulla rivista Cell, condotta da un gruppo di lavoro della Stanford University, si legge come i volontari che avevano aumentato il consumo di kefir e altri cibi fermentati (yogurt, crauti, kombucha e kimchi) mostravano poi la riduzione nel sangue di 19 composti infiammatori.
Ormai è una considerazione condivisa dalla comunità scientifica che i livelli di infiammazione cronica dell’organismo sono collegati a un rischio minore o maggiore di contrarre una sfilza di malattie, dal cancro alle demenze.
I lattobacilli e i lieviti del kefir sono racchiusi in agglomerati speciali, i grani. Questi grani di kefir sono costituiti da una matrice fatta di proteine e polisaccaridi (cioè collane di zuccheri semplici), nella quale albergano le colonie di batteri, che trasformano con la loro fermentazione il lattosio del latte in acido lattico. La presenza dei lieviti, invece, finisce per trasformare parte del lattosio in etanolo, ed ecco perché il kefir può risultare leggermente alcolico.

I benefici del kefir sulle difese immunitarie 

Ma sono numerosi gli studi scientifici che continuano a fiorire attorno al kefir. Basterebbe soffermarsi sul focus firmato da un team di studiosi arabi ed egiziani sulla testata Biomedicine & Pharmacotherapy.
Il messaggio che si ricava dall’elencazione di dati è il seguente: il kefir, ricco com’è di fermenti lattici, ma anche di proteine, magnesio e calcio, è in grado di svolgere un ruolo cruciale nel regolare la risposta immunitaria. 

Un’arma contro i virus

Ci sono prove che testimoniano l’azione antivirale del kefir. È stato possibile verificarla nei confronti di svariati agenti patogeni: l’infezione umana da virus Zika, l’HCV, ossia il virus dell’epatite C, quello dell’epatite B, il virus dell’influenza e dell’herpes simplex, e poi, sì, anche il SARS-CoV-2, il coronavirus responsabile della pandemia di Covid-19.
Entrando nel dettaglio, si è appurato che i componenti probiotici del kefir agiscono come fattori antinfiammatori, capaci di inibire l’attività smodata delle citochine, molecole che mostrano un’innata inclinazione ad appiccare incendi nel nostro organismo e che per questo si definiscono proinfiammatorie, come l’interleuchina-1 beta, l’interleuchina 6 e il fattore di necrosi tumorale (TNF).
Non soltanto: i meccanismi antivirali del kefir implicano anche un certo potenziamento dell’operosità dei nostri macrofagi, quelle cellule-poliziotto del sistema immunitario specializzate nel fagocitare presenze estranee, nell’inglobare detriti cellulari e agenti patogeni, che poi vanno a distruggere con i loro naturali enzimi. 

Una risorsa potenziale contro il Covid 

Le performance del kefir nel modulare la risposta immunitaria sarebbero tali, a detta degli autori della revisione sulla rivista Biomedicine & Pharmacotherapy, che il prodotto fermentato – sotto forma di integrazione dietetica – potrebbe rivelarsi un ausilio prezioso nella gestione del Covid. Si sa infatti che il quadro clinico della malattia, nella sua forma più grave, è fondamentalmente una sindrome iperinfiammatoria, dovuta sia alla produzione eccesiva di citochine proinfiammatorie, sia alla disfunzione della risposta immunitaria.
La famigerata tempesta di citochine, assieme alla flessione di diverse cellule immunitarie, caratterizza per l’appunto i pazienti alle prese con il Covid nella forma grave. Da qui, la proposta finale dei ricercatori: l’impiego del kefir come probiotico, per le sue prestazioni antivirali e per quella capacità di abbassare le citochine impazzite, ossia di arginare l’espressione di questi agenti proinfiammatori, potrebbe essere una mossa sensata. Insomma, una «politica praticabile», affermano testualmente i ricercatori, nel trattamento generale del Covid-19. 

Come scegliere il kefir

Il kefir si trova in molti supermercati, ma spesso i prodotti sono zuccherati. Converrebbe invece sceglierli al naturale.
La bevanda fermentata si può anche preparare a casa con latte e grani di kefir. Questi grani sono speciali agglomerati costituiti da una matrice fatta di proteine e polisaccaridi (collane di zuccheri semplici), nella quale albergano le colonie di lattobacilli e lieviti vivi, pronti a fermentare il lattosio.

Redazione Nutrivel