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Il COVID e la disbiosi intestinale

Il Covid può incrinare l’equilibrio del microbiota intestinale.

Uno studio apparso di recente sulla rivista scientifica Nature Communications ha rimarcato che l’infezione mette a soqquadro l’ecosistema interno di microrganismi, spezzando un gioco di squadra che consente ad alcune truppe di batteri (amici) di contenere l’avanzata dei germi nocivi.

Se cade il baluardo dei germi buoni contro i cattivi
Il concetto merita una spiegazione. Si dice che l’unione fa la forza e lo stesso vale per il nostro microbiota. I complessi ecosistemi della flora intestinale, tra le tante performance salutistiche che sono in grado di garantire, sanno pure espletare una funzione cruciale: si coalizzano per opporre una fiera resistenza ai germi che cercano di seminare zizzania. Potremmo immaginarli mentre stringono un’alleanza per prevenire l’invasione dei batteri potenzialmente patogeni.
Se il “cordone sanitario” che tiene a debita distanza gli ospiti importuni però s’indebolisce, subentra una sorta di golpe, in cui s’impongono poche o singole specie. È stata persino coniata un’etichetta in merito: viene definita intestinal domination un’occupazione superiore al 30% del microbiota da parte di un singolo stipite batterico predominante.

Il Covid disturba la biodiversità microbica
Si è visto che il COVID-19 disturba la biodiversità dei batteri intestinali. Gli studiosi ritengono che favorisca lo sviluppo di colonie anarchiche, le quali finiscono nel sangue e vanno ad appiccare incendi infettivi qua e là nell’organismo. Si parla di superinfezioni batteriche: infezioni cioè che vanno ad aggiungersi a un’altra già esistente.
Il team degli specialisti statunitensi firmatari dell’indagine su Nature Communications non ha dubbi: «Abbiamo fornito la prova che la disbiosi del microbiota intestinale è associata a una traslocazione di batteri nel flusso sanguigno durante il COVID-19, un fenomeno capace di provocare infezioni secondarie potenzialmente fatali».

L’esperimento dei ricercatori americani
Per meglio comprendere questi effetti biologici prodotti dal coronavirus, i ricercatori hanno infettato un certo numero di roditori e poi analizzato la composizione batterica delle loro feci. In tal modo s’è capito che il virus è in grado di disturbare direttamente l’armonia del microbiota. Rilievi che fanno perfetto pendant con quelli riscontrati nell’individuo umano: esaminando i campioni fecali ottenuti da due gruppi indipendenti di pazienti (96 in tutto) trattati presso un paio di centri medici americani, lo NYU Langone Health e lo Yale New Haven Hospital, è emerso come il COVID-19 risulti associato a un serio scombusoslamento del microbiota, la disbiosi, praticamente sovrapponibile ai disordini registrati nel modello animale.
I dati disegnano uno scenario in cui il trasferimento dall’intestino al sangue dei microrganismi “cattivi”, in seguito alla disbiosi del microbiota, potrebbe condizionare lo sviluppo di batteriemie (in soldoni, un’infezione del flusso sanguigno) nel corso del COVID-19. Inoltre, guarda caso, nei pazienti trattati a suon di antibiotici durante il ricovero, la diversità in seno alla popolazione microbiotica sembra aver subito un più grave deterioramento.

Parola d’ordine: antibiotici con criterio
Due i messaggi importanti che scaturiscono da questo studio. Il primo: il ruolo del microbiota intestinale nelle infezioni virali respiratorie in generale, e durante il COVID-19 in particolare, sta appena cominciando a essere compreso, ma le evidenze scientifiche devono trasmettere in ognuno di noi la consapevolezza che un microbiota sano è una risorsa biologica vitale, un coordinatore essenziale dei complicati meccanismi corporei che provvedono a difenderci dalle insidie ambientali.
Il secondo: il ricorso empirico agli antimicrobici, cioè senza l’evidenza diretta di un’infezione batterica, nei pazienti alle prese col COVID-19, può risultare particolarmente dannoso.
Gli antibiotici, come ribadisce l’Agenzia Italiana del Farmaco, non sono efficaci per il trattamento di nessuna infezione virale, inclusa l’influenza stagionale, e finiscono per selezionare ceppi “duri a morire”, promuovendo, a partire dall’intestino, migrazioni di germi subdoli nel torrente sanguigno. La parete intestinale diventa permeabile e il sistema immunitario va in tilt.
Come recita lo slogan di una campagna di sensibilizzazione: «Antibiotici, è un peccato usarli male! Efficaci se necessari, dannosi se ne abusi».

Redazione Nutrivel