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Gli studi: allergie alimentari collegate a disbiosi

Evidenze recenti suggeriscono che la crescente prevalenza delle allergie alimentari risulti associata al microbiota.

Già negli anni Ottanta del secolo scorso era emersa una teoria igienista, elaborata dall’epidemiologo David P. Strachan, della St. George’s Hospital Medical School di Londra: secondo il ricercatore, il miglioramento globale dell’igiene ha comportato una minore esposizione al mondo dei germi, così indispensabili per la corretta stimolazione del sistema immunitario, predisponendo quindi alle allergie i soggetti più sensibili. E ora si torna a parlare di microbi ma dell’habitat intestinale, agli effetti di una modificazione della loro composizione e funzione.

Allergie alimentari in aumento
L’allergia alimentare è una reazione immunologica avversa al cibo. Una condizione in grado di esercitare un impatto rilevante sulla qualità di vita delle persone che ne sono affette e dei loro familiari. Per non parlare dei costi sanitari importanti, tanto per il singolo individuo quanto per il Servizio sanitario nazionale. Si ritiene che in Italia il fenomeno tocchi approssimativamente il 3% della popolazione generale e pare che negli ultimi anni la sua diffusione sia in forte aumento sia tra gli adulti sia tra i bambini.
Il punto nodale è che c’è un sistema immunitario deviato. Impazzito. Una guarnigione di soldati che indirizza il suo arsenale contro falsi bersagli, cioè sostanze innocue per la maggior parte degli individui: proteine del latte vaccino, delle uova, delle arachidi, dei crostacei o della frutta secca. E perché mai si scatena quest’anarchia immunologica? In genere, viene tirato in ballo l’inquinamento ambientale, ma ora c’è chi punta il dito contro il microbiota.

Il microbiota squilibrato innesca l’allergia a un cibo?
Ormai si sa: il mare magnum di batteri, funghi, protozoi e virus (con il loro patrimonio genetico) ─ residente nelle vie aeree, nel tratto gastrointestinale e sul mantello cutaneo ─ svolge un ruolo basilare nella gestione della salute e degli stati patologici. Nella fattispecie, le interazioni microbiota-ospite costituiscono una chiave di volta nella regolazione del sistema imunitario.Di più: lo sviluppo di un microbiota intestinale e di un assetto immunologico sani ed efficienti si realizza già al tempo dei nostri primi vagiti e consegue al contatto con i microbi materni che s’instaura attraverso il parto e il latte di mamma.
Un focus firmato da un team di immunologi e pediatri con sede a Houston (nello Stato del Texas) ha rimarcato come lo squilibrio che si determina tra l’ospite e il microbiota, o comunque una disbiosi intestinale (un’alterazione della flora batterica) sembra precedere lo sviluppo di un’allergia alimentare. Si sta dicendo, insomma, che questa brulicante massa di germi buoni influenza la nostra tolleranza al cibo.

Gli studi sul rapporto tra microbiota e allergie
I vari studi scientifici che sono andati a valutare il profilo del microbiota intestinale hanno rivelato differenze microbiche significative negli individui alle prese con un’allergia alimentare rispetto ai soggetti sani. Un risultato suggestivo, per esempio, proviene da uno studio su 82 bambini: 62 di loro con allergia alimentare e dermatite atopica (una malattia infiammatoria cronica della pelle) e i restanti 20 affetti solo dalle manifestazioni cutanee. Dall’analisi dei campioni fecali sono emerse chiare differenze nelle specie microbiche presenti in ciascun microbiota, le quali, una volta combinate, hanno consentito di distinguere i bimbi con e senza allergia alimentare.
Più in dettaglio, nei primi è risultata prevalente una specifica firma microbic” contrassegnata da un relativo surplus di Escherichia coli e Bifidobacterium pseudocatenulatum e da una ridotta rappresentanza di Bifidobacterium breve e adolescentis, Faecalibacterium prausnitzii e Akkermansia muciniphila. Nomi esoterici dei germi a parte, l’aspetto cruciale è che il microbiota intestinale differisce negli individui che hanno sviluppato un’allergia alimentare. 

Una strategia smart per combattere le allergie alimentari
Si capisce allora, alla luce di queste considerazioni, come il mondo della moderna ricerca si stia particolarmente interessando alle manipolazioni mirate del microbiota nella prevenzione e nel trattamento delle allergie alimentari. «Comprendere la biologia del microbiota e il modo in cui esso interagisce con l’ospite per mantenere l’omeostasi intestinale», dichiarano gli studiosi texani, «costituirà lo snodo cruciale per lo sviluppo di un approccio terapeutico smart alle reazioni allergiche verso un determinato cibo». E allo stesso modo, in futuro potrà rappresentare un intervento potenzialmente vantaggioso anche il trapianto fecale di microbiota, cioè trasferire un preparato microbico a partire dalle feci di un donatore sano nell’intestino di un paziente allergico.
È innegabile: il microbiota è determinate nella maturazione immunologica precoce. Si pensi soltanto al fatto che i primogeniti sono a maggior rischio di manifestare allergie rispetto ai fratelli minori. E come mai? La spiegazione risiederebbe nel fatto che i più piccoli, esposti alle infezioni diffuse a casa dai fratelli grandi, allenano il proprio sistema immunitario.
La ricerca ha pure dimostrato che durante la prima infanzia certe esposizioni ambientali, come un ambiente agricolo (non proprio asettico), sono associate a un’esperienza batterica diversificata e assai utile, perché capace di arginare le sensibilizzazioni allergiche.

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Redazione Nutrivel