

Pubblicato
Com’è il microbiota ideale?
Esiste un microbiota ideale? Si può codificare il mix perfetto di microrganismi che colonizza il nostro intestino?
Negli ultimi anni è stato vagliato in moltissimi studi il rapporto tra la grande comunità di alieni che ci popola e la salute complessiva dell’organismo. Il microbiota è coinvolto in molteplici processi fisiologici, come la gestione dei nutrienti, e si rivela tra i protagonisti in negativo di patologie come le malattie infiammatorie intestinali. Per non parlare delle connessioni tra microbiota e cervello: i composti antinfiammatori prodotti da alcune specie di microrganismi contribuiscono a proteggere le funzioni dei neuroni.
Le tre caratteristiche del microbiota doc
L’Istituto Superiore di Sanità ha dedicato un focus alla variegata popolazione dei microbi presente nell’intestino umano, in cui si sottolinea che il microbiota performante, diciamo così, in grado cioè di fornire una prestazione positiva, benefica, deve fondamentalmente soddisfare un terzetto di requisiti:
1) la ricchezza nella diversità delle specie microbiche residenti;
2) l’abbondanza numerica relativa di ciascuna specie;
3) il corretto rapporto tra batteri “buoni” e quelli potenzialmente nocivi.
Quindi, in estrema sintesi, viene ritenuto sano ed efficiente quel consorzio microbiologico costituito da diverse specie di germi, ognuna rappresentata da un valido quantitativo di unità, con prevalenza delle forme vantaggiose per l’uomo e in sano equilibrio tra loro e con l’habitat intestinale che li alberga.
Questo profilo viene chiamato dagli addetti ai lavori eubiosi (dal greco eu– che significa bene e bios, ovvero vita). Può succedere però che questa stabilità si incrini e allora si parla di disbiosi (il prefisso dis– è peggiorativo e indica per l’appunto l’alterazione, l’anomalia, il difettoso funzionamento), una condizione reperibile in svariate condizioni patologiche.
Il punto è che ognuno di noi è una sorta di hotel per germi a se stante, con una propria, esclusiva clientela microbica. Il microbiota, in altre parole, è «un mix personale e irripetibile, e soprattutto plastico e dinamico» e «non esistono ricette che vadano bene per tutti», come scrive la scienziata Maria Rescigno, prorettrice vicaria a Milano di Humanitas University, nel suo saggio Microbiota – Arma segreta del sistema immunitario (Vallardi). Ciò che conta è «coltivare una sensibilità nei confronti dei nostri microscopici compagni di viaggio», incentivandone la biodiversità con l’attività fisica regolare e la dieta impreziosita dalla presenza di fibre, non ipercalorica e alla larga dagli eccessi di grassi e proteine animali.

Alla scoperta dello zoccolo duro del microbiota
Gli scienziati non si stanno concentrando soltanto a evidenziare gli sfaccettati ruoli del microbiota nella fisiologia e nella patologia umane. C’è chi sta lavorando a precisare il più possibile il microbiota cosiddetto core, in pratica il cuore, lo zoccolo duro, il nucleo comune universale della popolazione microbica intestinale. I microrganismi chiave, insomma, condivisi da tutti o dalla maggior parte degli esseri umani. Il core microbiome indica quel gruppo di microbi (con i loro geni) che risultano particolarmente rilevanti per l’ospite in termini di distribuzione spaziale, stabilità, influenza ecologica o contributo alle funzioni fisiologiche e al mantenimento della forma psicofisica. È un aspetto conoscitivo in divenire, che necessiterà dell’apporto di tante discipline, dalla microbiologia alla nutrizione, dall’immunologia alla bioinformatica.
La sua definizione e comprensione è di certo un obiettivo complesso, perché il caleidoscopico microbiota comprende batteri (per la maggior parte) ma anche funghi, parassiti e virus. Ciononostante, i ricercatori ne sono assolutamente convinti: accrescere le conoscenze in questo campo potrà aiutare a individuare i fattori capaci di determinare la disbiosi e a progettare strategie terapeutiche innovative per correggere gli stati morbosi correlati all’assetto del microbiota.
Cosa aspetti?
Il benessere inizia da te!
