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Come gli indicatori di benessere aiutano a migliorare la qualità di vita
Salute fisica, ma non solo. Tra gli indicatori bes ci sono anche le percezioni positive sulla vita, legate a standard personali e reti affettive.
Nel 2011 il regista Roko Belic ha realizzato il documentario Happy. Ha girato il mondo, da Calcutta alla Danimarca, per tentare di trovare la risposta a una domanda: “Che cos’è la felicità?”. Da questa ne derivavano altre: quali sono gli elementi che ci rendono pienamente soddisfatti? Come si può raggiungere la felicità, intesa anche come benessere? Il suo lavoro traeva ispirazione da un articolo del The New York Times che, citando contributi di studiosi, metteva in dubbio l’assunto per cui una società è tanto più felice quanto maggiore è la ricchezza. I sistemi economici dei Paesi analizzati raccontavano una verità contraria, e molto più soggettiva di quella legata a uno status economico. Elementi fondamentali per aumentare l’indice di benessere erano l’accesso alla sanità, all’istruzione, la qualità ambientale, la vitalità della comunità. E la percezione soggettiva del loro funzionamento.
Nel 2022 il World Happiness Report ha compiuto 10 anni e ha raccontato nel suo report come il concetto di benessere e felicità cambi nel tempo, in base ai Paesi e dipenda da fattori sociali, ma anche da percezioni soggettive e da situazioni genetiche. Per esempio uno studio del 2016 su 2.799 adulti di 12 Paesi diversi si è accorto di quanto una definizione di benessere dominasse sulle altre: si definiva benessere “uno stato interiore, sentimento o atteggiamento”. L’aspetto psicologico prendeva il sopravvento su quello materiale e in particolare le persone affermavano di essere felici quando avevano raggiunto “l’armonia interiore”.
Sul tema genetico, lo sviluppo della scienza della felicità sta facendo capire come la biologia abbia un ruolo importante. Gli studi sul DNA, che coinvolgono gemelli o membri della stessa famiglia, hanno mostrato come per circa il 30-40% delle persone la percezione del benessere dipenda da come sono biologicamente programmate. Mentre il restante 60-70% è condizionato dall’ambiente e dalle interazioni sociali.
Mettendo insieme le ricerche e i sondaggi, è come se si definissero due linee di lavoro per parlare di benessere. Un piano è legato alla possibilità di fare le cose e avere relazioni, quindi è spostato verso un’attenzione materiale, l’altro è un piano orientato più “all’interno” e all’introspezione. In questo scenario il PIL o altri fattori di natura macroeconomica sono stati ridimensionati fortemente e ne sono emersi altri. Nella lista di indicatori di benessere di organizzazioni come l’OCSE o l’Istat ci sono il lavoro, le istituzioni, i servizi, l’istruzione e la formazione, l’ambiente, il paesaggio. Accanto a loro hanno acquisito grande importanza la salute, il benessere soggettivo e le relazioni sociali.

Non solo le persone hanno cominciato a valutare le aspettative di vita e a chiedersi cosa fare per essere in buona salute, ma hanno anche dedicato attenzione al loro benessere psicologico, che ha un forte impatto sulla propria vita.
Il livello di percezione soggettiva è entrato nel dibattito come indicatore di felicità: quanto ci si sente realizzati? quanto i propri ideali sono rappresentati nella propria esistenza? quanto le aspettative sono state corrisposte? le relazioni personali sono stimolanti e appaganti? Sono tutte domande che servono a ciascuno per capire come e quanto la vita sia soddisfacente, sia dal punto di vista degli standard personali, sia in termini di rete affettiva.
Le relazioni intime e la socializzazione appagano il bisogno di appartenenza tipico degli esseri umani, come raccontano gli studi derivati dalla psicologia positiva. Sono però anche utili a creare reti che assicurano sostegno e protezione, sia umano che materiale. Per gli indicatori bes la salute viaggia su un doppio binario, quello materiale, che garantisce il benessere fisico, e quello emotivo, che aiuta la salute mentale.
