Anche il tumore ha un suo microbiota

Anche i tumori hanno un loro microbiota. Le cellule cancerogene non sono sole e la scoperta che i tumori sono infarciti di microbi spariglia le carte in tavola, perché finora le diagnosi e le cure oncologiche non ne hanno tenuto conto.

Una formazione maligna può contenere milioni di germi di specie differenti. «Penso che si tratti di un ecosistema», spiega la biologa Lian Narunsky Haziza, che studia proprio le interazioni fra il cancro e il microbiota al Weizmann Institute of Science, in Israele, uno dei centri di ricerca più autorevoli nel mondo. 

Le conseguenze della scoperta

Alcune ricerche suggeriscono che proprio alcune specie microbiche possano rendere le neoplasie più aggressive o resistenti ai trattamenti. Se fosse così, si legge sul New York Times, potrebbe essere possibile combattere la malattia attaccando il microbiota di un tumore insieme al tumore stesso.
In futuro anche le diagnosi potrebbero partire da un’analisi ematica, scovando i primi segni di tumori nascosti attraverso l’analisi del DNA microbico che spargono nel sangue. 

I tumori ospitano batteri e funghi

Nel 2020, diversi team di scienziati hanno provato che i tumori ospitano vari tipi di batteri. E due studi, pubblicati nel 2022 sulla rivista Cell, hanno mostrato che i tumori ospitano anche funghi.
Cellule fungine sono state rilevate in molte delle principali neoplasie umane. Nel cancro del polmone, per esempio, s’è visto che il fungo Blastomyces risultava associato ai tessuti tumorali presi in esame. Così come è stata confermata la presenza del micete Candida nei tumori gastrointestinali. Tant’è che tra gli specialisti si parla, per designare all’interno del microbiota la specifica rappresentanza fungina, di microbiota (dal termine greco antico mükes che significa per l’appunto fungo).
I dati disponibili suggeriscono altresì che il DNA fungino associato alla neoplasia potrebbe funzionare da spia, da biomarcatore, sia per fini diagnostici sia per esprimere una previsione sul decorso del quadro clinico.

L’analisi del microbiota migliora la guerra al cancro 

Bisogna cominciare a fare i conti con un’inedita realtà: le cellule che compongono i tumori sanno fornire ai microrganismi una nicchia ecologica in cui vivere, così come la nostra pelle o il nostro intestino. «Dobbiamo riconsiderare quasi tutto ciò che sappiamo sul cancro attraverso la lente del microbiota tumorale», commenta Ravid Straussman, biologo cellulare e molecolare del Weizmann.
La necessità di un cambio di prospettiva è stata rimarcata anche dal Cancer Genome Atlas, un megaprogetto supportato dal National Institutes of Health, che ha vagliato e caratterizzato molecolarmente oltre 20.000 tumori: ebbene, dopo aver escluso ogni possibile contaminazione accidentale dei campioni biologici, è risultato evidente che DNA batterico è intrinsecamente residente nei tessuti tumorali.
È possibile, ragionano i ricercatori, che certi microbi non si limitino ad accasarsi nel tumore, ma lo aiutino ad attecchire e a crescere: potrebbero sottrarre le cellule tumorali alla vista delle sentinelle immunitarie, disinnescare gli attacchi farmacologici o promuovere in qualche modo la diffusione neoplastica nell’organismo. Ragionamenti che soltanto ulteriori dati e approfondimenti potranno confermare.
Di certo, resta una consapevolezza: il microbiota interagisce intensamente con l’ospite, nel bene e nel male. Perciò è decisamente un hot topic, come gli anglosassoni usano dire, uno dei temi caldi della moderna ricerca scientifica.

Redazione Nutrivel